Il bollino di “vittima di violenza”: tra tutela e giustizia, un equilibrio da trovare.

Il bollino di “vittima di violenza”: tra tutela e giustizia, un equilibrio da trovare.

L’assegnazione del riconoscimento di “vittima di violenza” da parte dei Centri Antiviolenza (CAV) prima di una sentenza definitiva da parte di un giudice, sebbene animata da intenti nobili, sta sollevando un acceso dibattito in Italia. La pratica, volta a garantire un supporto immediato a chi ha subito violenza, apre interrogativi cruciali riguardo all’equilibrio tra tutela delle vittime e rispetto dei principi cardine del sistema giudiziario.

Il cuore della questione risiede nella delicatezza del momento in cui viene attribuito il riconoscimento. Esso, infatti, precede la conclusione del processo giudiziario e, di conseguenza, una sentenza definitiva. Questo aspetto solleva dubbi sulla presunzione di innocenza, principio fondamentale del nostro ordinamento, che tutela ogni individuo fino a prova contraria.

Inoltre, l’erogazione di fondi pubblici, spesso correlata al riconoscimento di “vittima di violenza”, necessita di una profonda riflessione. La mancanza di un giudizio definitivo da parte dell’autorità giudiziaria rischia di alimentare opacità nel sistema, aprendo a possibili abusi e allo sfruttamento di risorse destinate alla tutela di soggetti realmente vulnerabili.

La sensibilità verso le vittime di violenza è un valore imprescindibile, ma non può prescindere dalla garanzia di un processo equo e imparziale per tutte le parti coinvolte. La sfida risiede nel trovare un equilibrio tra la necessità di fornire un supporto tempestivo alle vittime e il rispetto dei diritti fondamentali di ogni individuo.

È necessario un dibattito pubblico trasparente e costruttivo, affiancato da un intervento legislativo mirato a regolamentare l’assegnazione del riconoscimento di “vittima di violenza” e la gestione dei relativi fondi. Solo attraverso un’azione congiunta sarà possibile garantire la tutela delle vittime senza compromettere i principi di giustizia ed equità su cui si fonda il nostro sistema giudiziario.

Ecco un elenco puntato dei benefici per le donne che ricevono il bollino di “vittime di violenza” prima di una qualunque sentenza:

  • Reddito di Libertà: un contributo economico fino a 400 euro mensili per massimo 12 mesi, per sostenere l’autonomia abitativa, personale e il percorso scolastico dei figli.
  • Congedo retribuito: fino a 90 giorni (alcuni contratti di lavoro lo estendono fino a 180), per questioni di sicurezza, per consultare un legale o uno psicologo.
  • Indennità giornaliera durante il congedo: pari al 100% dell’ultima retribuzione.
  • Assegno Unico al 100% per i figli.
  • Accesso a tutti i congedi parentali in caso di affido esclusivo dei figli.
  • Possibilità di richiedere l’Assegno di Inclusione.

Quali sono i benefici INDIRETTI per i CENTRI ANTIVIOLENZA che riconoscono “IL BOLLINO”?

  • Maggiore richiesta di supporto ai CAV: le donne potrebbero essere più propense a rivolgersi ai centri antiviolenza. + Donne si rivolgono ai CAV più soldi vengono erogati ai CAV da Regione, Governo, Europa e dagli altri DONORS (tra i grandi Donors ricordiamo Chiara Ferragni e l’operazione “PENSATI LIBERA”)