Tra Verità Giudiziaria e Percezione: la Mancata Condanna Interroga Stereotipi e Pregiudizi

Tra Verità Giudiziaria e Percezione: la Mancata Condanna Interroga Stereotipi e Pregiudizi

Il caso di una donna che, dopo aver usufruito per anni di agevolazioni riservate alle vittime di violenza vera grazie a un certificato rilasciato da un Centro Antiviolenza, si vede negare tale status in sede giudiziaria, solleva interrogativi che vanno oltre la singola vicenda. Ci spinge a riflettere sulla complessità delle relazioni umane, sulla soggettività della percezione e, soprattutto, sui pregiudizi di genere che ancora permeano la nostra società.

Da un lato, è fondamentale riconoscere l’importanza di tutelare chi ha subito violenza, offrendo sostegno e strumenti concreti per uscire da situazioni di abuso. Dall’altro, è altrettanto importante evitare di cadere in semplificazioni che rischiano di alimentare stereotipi dannosi.

Il concetto stesso di “patriarcato”, spesso evocato in questi casi, merita un’analisi attenta. Se da un lato descrive una struttura sociale reale, in cui il potere è storicamente sbilanciato a favore degli uomini, dall’altro rischia di trasformarsi in un dogma che non lascia spazio a sfumature o eccezioni. Etichettare a priori ogni uomo come “potenziale carnefice” e ogni donna come “vittima in attesa di giustizia” non solo è fuorviante, ma rischia di alimentare nuove forme di discriminazione.

La psicologia clinica, inoltre, ci ricorda come l’aggressività non sia un’esclusiva maschile. Le donne, pur ricorrendo a modalità spesso più indirette, sono capaci di comportamenti manipolatori, aggressivi e lesivi nei confronti degli altri, anche in ambito relazionale.

In questo contesto, la mancata condanna in tribunale, pur non implicando automaticamente la colpevolezza dell’accusato, non può essere interpretata come una prova inconfutabile dell’assenza di comportamenti aggressivi o manipolatori da parte della donna. La percezione di essere stata vittima, pur genuinamente sentita, potrebbe non trovare riscontro negli elementi oggettivi necessari a provare il reato.

È fondamentale, quindi, affrontare queste situazioni con un approccio scevro da pregiudizi, che tenga conto di tutte le sfaccettature del caso. Il ruolo degli esperti diventa cruciale: distinguere tra percezione soggettiva e realtà oggettiva, valutare la presenza di eventuali dinamiche relazionali disfunzionali, offrire un supporto psicologico adeguato a tutte le parti coinvolte.

La verità giudiziaria e la verità emotiva non sempre coincidono. Spetta alla società, con la sua rete di professionisti e istituzioni, farsi carico di questa complessità, garantendo giustizia e sostegno a chi ne ha diritto, senza cadere in facili semplificazioni o pregiudizi di genere.