Il termine patriarcato ha una storia all’interno del movimento femminista ma ha una storia anche fuori dal movimento femminista, e non è la stessa storia. Nessuna corrente di pensiero, femminismo incluso ha il monopolio della verità ne il diritto di dettare il modo in cui guardiamo il mondo. Alcuni centri antiviolenza si sono infilati nella logica del capro espiatorio, nella logica della colpevolizzazione utilizzando termini semplicistici e polarizzanti come “Patriarcato” che non fanno altro che alimentare una contrapposizione sterile tra generi. Gli uomini e le donne di oggi sono coinvolti in un processo culturale complesso che porta alla creazione di norme sociali e aspettative di genere a volte limitanti per entrambi.
Parlare di sistema di privilegi e svantaggi di genere e di cultura della disuguaglianza di genere invece che di Patriarcato ci permette di superare queste logiche malsane, riconoscere un ruolo attivo di entrambe i generi è fondamentale piuttosto che cercare un colpevole è utile concentrarsi sulle azioni concrete che uomini e donne possono intraprendere insieme per creare una società più giusta ed equa per tutti.
Il termine “patriarcato” è diventato un’etichetta semplicistica che non coglie la complessità delle dinamiche di genere e alimenta inutili divisioni, divisioni tra le quali però si insinuano i soliti approfittatori. Focalizzarsi sulla collaborazione tra uomini e donne, riconoscendo le sofferenze e gli abusi che ancora oggi permeano la nostra società, appare come l’unica via percorribile per costruire un futuro più giusto ed equo.
Sottrarsi alla logica della colpa e del capro espiatorio, per concentrarsi invece su azioni concrete e condivise, è fondamentale per creare un cambiamento reale e duraturo.